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Ducati-Lorenzo, i motivi dell'addio

 

Dopo il GP d'Italia, arriva la conferma della separazione. 

 

Lorenzo vince, finalmente con la Ducati, Lorenzo ne annuncia la separazione. Le modalità sono terribili per ogni canone diplomatico. Quando l’amministratore delegato di Ducati Claudio Domenicali, festeggiando il successo del 99, accenna a opzioni di trattativa ancora aperte definendo la stampa, seppur ironicamente, fantasiosa ed indifendibile, spera che non sia in arrivo la smentita. Invece non passano che dieci minuti perché sia Jorge stesso, ancora intriso di champagne, a rispondergli in tre parole tre: è troppo tardi. Lo scambio prende i contorni di una brutta figura ed è così che la vittoria di Lorenzo prende una valenza che è, per lui, molto più personale che aziendale.

Ha vinto, con quella moto, va bene, ma ha vinto lui. E chi vince ha ragione. Indica in un serbatoio nuovo arrivato troppo tardi la chiave della ritrovata guidabilità, ma è chiaro che non può stare tutto lì. Il nuovo serbatoio - che certamente qualcosa ha fatto - è solo un cerottino posto sopra una ferita che è aperta, larga, profonda e ha a che fare con due modi di pensare e di gestire l’impegno mai realmente entrati in sintonia per denaro speso, spigoli caratteriali naturali e reciproci, anima e stile guida oggettivamente distanti.

Attenzione però: siamo tutti troppo romanticamente abituati a prendere le difese dei piloti e mai quelle delle aziende. Se Ducati ha sopravvalutato se stessa, la propria moto e le proprie capacità tecniche (aiutata in questo dalla raffica di vittorie di Dovizioso) va riconosciuto che è passato un anno e mezzo in cui forse Lorenzo ha sopravvalutato se stesso. Se Ducati non ha gestito al meglio la relazione col proprio pilota più pagato e blasonato, va detto che Lorenzo è storicamente un pilota dalla gestione difficilissima. In conclusione non bastano i sogni per mettere insieme due forme di iper-Ego fuori dal normale.

Nel giorno della vittoria Lorenzo passa naturalmente per quello che ha ragione, tappando la bocca a chi gli pronosticava un percorso senza vittorie. Perdere di vista il quadro generale sarebbe però profondamente ingiusto e non veritiero.

 

 

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