contador

 

Hasta la vista "Pistolero"

 

Alberto Contador lasciando il ciclismo alla fine della Vuelta di Spagna a metà settembre lascerà oltre ad un inevitabile vuoto tecnico e carismatico nella carovana, anche l'interrogativo che da anni crea dibattito e una sorta di divisione tra gli amanti di questo sport. E' stato o non è stato un campionissimo? Nonostante sia uno dei pochissimi nella storia ad avere la "tripla corona" (vincitore di tutti e tre i grandi giri e attualmente unico in attività oltre a Vincenzo Nibali a fregiarsi di tal cosa)

può essere inserito nella Hall of Fame insieme ai Coppi, Anquetil, Merckx, Hinault, Gimondi, Bugno, Indurain? La "giuria" è praticamente spaccata in due.

C'è chi dice si. Di atleti capaci di vincere in due Giri, due Tour e tre Vuelte, al netto del Giro e Tour revocati nel post "operacion Puerto" ne nascono davvero di rado. Senza contare tutte le altre vittorie.

Ma c'è anche chi dice di no. Senza dispregiare o sminuire la carriera e il palmares infinito dello spagnolo, sia chiaro, che vien comunque riconosciuto come un grandissimo. E senza nemmeno appellandosi alla vicenda col doping. Alberto Contador ha sbagliato e ha pagato. Ha restituito ciò che non gli spettava. E ha sbagliato in un momento in cui il male era comune, fin troppo. Non è un'attenuante, ma non si può non tenerne conto. Secondo loro Contador non può essere paragonato ai campioni succitati perchè nonostante ne avesse sicuramente le doti per riuscirci, non ha mai centrato una gran vittoria in una Classica, talvolta spesso rinunciando persino a cimentarsi. Come le partecipazioni a dei Campionati del Mondo, snobbate perchè lui non poteva esserci dove c'era anche "Purito" Rodriguez. I "monumenti" citati prima son stati atleti che nel loro carnet di vittorie annoverano invece Campionati del Mondo, Milano-Sanremo, Liegi-Bastogne-Liegi, Giri di Lombardia, Parigi-Rubaix e non solo grandi Giri o corse a tappe. Piccolo dettaglio che fa tanta differenza.

La cosa su cui invece tutti son d'accordo è che è stato sicuramente un rivoluzionario. Ha cambiato il modo di correre, di stare in gruppo, di gestire una squadra, di valorizzare un gregario. Ha definitivamente sdoganato il tabù del rapportino in salita e all'esasperazione dell'agilità, dando seguito all'inversione di tendenza già innescata da Lance Armstrong. Inconfondibile la danza in piedi sui pedali, o il pedalare in punta di sella quando c'era da far ritmo. Ha dimostrato che il banco ad una corsa lo si può far saltare anche all'ultima occasione utile, anche se hai 3 minuti di ritardo sul primo in classifica e devi attaccare a 50 km dal traguardo senza un compagno che può darti una mano. Basta solo avere fantasia, e lui ne ha avuta da vendere. L'impresa su Rodriguez a Fuente Dè nel 2012 valsa la Vuelta quando nessuno ci avrebbe scommesso su più un centesimo ha fatto storia. Persona generosa, impegnata nel sociale, alla crescita dei giovani talenti con la squadra juniores che posta il suo nome, Fuendacion Contador, di cui continuerà ad occuparsi anche e soprattutto ora che appenderà la bici al chiodo. Persona e atleta che ha ricevuto tanto dal ciclismo, che altrettanto al ciclismo ha saputo restituire e che tanto continuerà ancora a dare.

 

 

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