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Astori, perizia shock

 

Il documento consegnato al pm Loffredo parla di tachiaritmia, ribaltando la tesi iniziale della bradiaritmia

«Davide Astori non è morto nel sonno».
Un colpo di scena che riapre ferite ancora troppo fresche per essere considerate cicatrizzate e rischia di avere pesanti conseguenze.

A sostenere questa nuova tesi - come rivelato questa mattina dal 'Corriere della Sera' - è la perizia sul decesso del 31enne capitano della Fiorentina (in una camera d'albero a Udine alla vigilia del match contro i friulani), consegnata dai professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene al pm Barbara Loffredo.

Nella perizia si parla infatti di «tachiaritmia», un'accelerazione improvvisa dei battiti fatale all'atleta che inizialmente si pensava fosse morto per una bradiaritmia.
Una tesi che rovescia dunque completamente l'ipotesi iniziale, sostenendo esattamente il contrario.

Nella perizia si spiega poi che si sarebbe trattato del primo episodio violento di una patologia mai manifestata in precedenza.
Primo e ultimo sintomo della malattia del difensore azzurro, che avrebbe forse avuto qualche possibilità di salvarsi se avesse condiviso la camera con un compagno o con qualcuno in grado di dare l'allarme e chiamare i soccorsi.
«Non posso anticipare nulla - ha dichiarato con prudenza il procuratore di Udine Antonio De Nicolo - posso solo dire che sul caso è aperto un fascicolo a carico di ignoti. La collega sta studiando il documento. Non appena il lavoro sarà terminato decideremo se proseguire l’indagine o chiedere l’archiviazione».

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