FIGC

 

L'inutilità del Presidente Federale

 

Difficile promuovere riforme coerenti col momento economico del calcio italiano con l'attuale sistema

 

 

Raramente mi capita di parlare di questioni federali in quanto il discorso contiene due problemi: la noia ed i luoghi comuni. In Italia infatti vi è la convinzione secondo cui l'uomo solo al comando possa risolvere tutto o possa mandare al macero ogni cosa. Ed in tal modo si passa dall'esaltazione di Tavecchio alla demolizione dello stesso nel breve volgere di un attimo. Avveniva qualcosa di simile 15 anni fa quando larga parte di stampa e media indicavano in Carraro il problema del calcio italiano. Che barba, che noia, direbbe Sandra Mondaini. A ciò si aggiunga che secondo l'opinione comune l'Italia dovrebbe investire sui giovani e chiudere le frontiere agli stranieri. Due argomenti che, allo stato, sono smentiti dai numeri.

Ho così spesso l'impressione che in troppi parliano senza cogliere il reale cuore del problema. A mio parere ci sta mettere in discussione un presidente federale se la Nazionale, dopo 60 anni, fallisce l'accesso alle fasi finali di un Mondiale. Ci sta molto meno ridurlo nel male assoluto e descriverlo come il diavolo. Non aiuta e non coglie il problema di fondo. Personalmente non sono in grado di dire se la mancata elezione del Presidente Federali servirà al nostro calcio, favorirà Malagò o meno. Posso dire solo una cosa: il meccanismo di elezione del presidente non è corretto perchè due leghe (Lega Pro e LND) da sole hanno la maggioranza assoluta dei delegati (51%) e condizionano non poco i processi di riforma. In Italia infatti ci sono 102 squadre professionistiche. Sono troppe. Non dico che andrebbero dimezzate ma quanto meno andrebbero portate sotto quota 80. In caso contrario continueremo ad assistere a fallimenti di società gloriose (l'ultima il Vicenza), club che prendono penalizzazioni perchè non pagano i giocatori, classifiche stravolte all'improvviso e partite vendute magari da giocatori che non percepiscono stipendio per mesi. Per modificare lo status quo, sarebbe necessario ridurre il numero di squadre professionistiche al fine di garantire una ripartizione delle risorse meno stringata. In parole povere, meno squadre significa più soldi alle squadre rimanenti che compongono una Lega.

Come può un Presidente Federale adottare una riforma del genere se, per essere eletto ha bisogno dei voti di Lega Pro e LND che, da sole, hanno la maggioranza assoluta? Non può evidentemente. Ed è per questo che, da anni, il calcio italiano continua ad arrovellarsi su sè stesso alla ricerca di soluzioni che non ci sono o di superuomini dotati di bacchette magiche. C'è un problema di sistema di cui in pochi prendono atto e che condiziona alle fondamenta il nostro movimento calcistico.

 

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