Una riforma da fare a tutti i costi
Seguire l'esempio inglese, sarebbe la mossa ideale per aumentare l'appeal di una competizione troppo spesso snobbata.
La Coppa Italia sta entrando nel vivo, come consuetidine, con le partite dei Quarti di Finale. Una competizione, quella nazionale, che acquista importanza solo dai Quarti di Finale in poi; un'importanza che, soprattutto per squadre di medio-alta-classifica, aumenta esponenzialmente nella fase finale, quando le grandi del nostro calcio si ritrovano a giocare i Quarti o le Semifinali tra loro, senza nemmeno avere il minimo dubbio che squadre meno blasonate possano arrivare fino in fondo a questa competizione.
Tralasciando l'Alessandria di due anni fa, o la bella figura del Pordenone a San Siro contro l'Inter di qualche settimana fa, il pimo punto che sarebbe da analizzare, e per chi vi scrive, da cambiare è il cambio di metodologia nella formulazione del tabellone. In sostanza, la FIGC, in accordo con la Lega, farebbe bene a prendere in seria considerazione una vera e propria rivoluzione culturale, che parta prima di tutto dall'inserimento nel tabellone delle grandi, sin dai primi turni; un pò come avviene in Inghilterra con la FA Cup. In pratica, stilare un tabellone nel quale le grandi vengano impegnate sin dal primo turno della competizione, in partite dove non deve valere il fattore campo (e cioè accantonare definitivamente il privilegio del piazzamento in classifica), permettendo alle piccole di Serie A e delle categorie inferiori, di giocare liberamente in casa le partite contro Napoli, Juventus, ecc.
Ma vi immaginate la Juventus, o il Milan, giocare a Monopoli, Rende, o Pordenone? Sarebbe magico e allo stesso tempo spettacolare, in quanto amplierebbe e di molto la conoscenza di una calcio troppo spesso bistrattato (come quello di provincia), e darebbe a modo a piccole relatà di accogliere nel proprio stadio, le grandi squadre del nostro campionato. Una formula vincente, che va presa e copiata da Paesi come Inghilterra o Francia, nel quale questa formula è ormai prassi consolidata.
Insomma, il bisogno di un profondo cambiamento culturale ormai è sempre più impellente e fondamentale per avere finalmenrte una competizione vera e nella quale ci sia parità e competizione per tutti, e non solo per i forti.