rossi

 

Riecco "Pepito"

 

Ennesimo tentativo di rinascita dopo l'ennesimo calvario

 

 

Giuseppe Rossi sta per cominciare una nuova avventura italiana, l'ennesima. E forse l'ultima cartuccia che gli rimane da sparare per vivere i suoi ultimi anni di carriera ai livelli che meriterebbe.
Questa volta riparte dal Genoa del neo-tecnico Ballardini, sperando sia la volta buona che la sfortuna si dimentichi di lui.
Una sfortuna maledetta, grande al pari delle sue qualità tecniche, che nonostante gli infortuni Rossi non ha disdegnato di mostrare nei rari momenti in cui ha trovato la forma giusta.

Eppure la sua carriera sembrava essere nata sotto una buona stella: notato ad appena 17 anni il manchester United lo preleva dalle giovanili del Parma dove calcisticamente Rossi è cresciuto e alla sua seconda stagione con i Red Devils, nonstante le presenze risicate in campionato, dove comunque va in gol all'esordio appena diciottenne contro il Sunderland, riesce a mettersi in mostra in League Cup giocando spesso titolare e segnando anche una doppietta contro il Burton Albion.

Ritenuto ancora troppo acerbo viene ceduto in prestito prima al Newcastle e poi a gennaio torna in Italia ritornando nella sua Parma, segnando 9 gol in 19 partite e formando con Morfeo e Gasbarroni un trio che prenderà per mano i gialloblù portandoli alla salvezza all'ultima gionata di campionato.

Tonra a Manchester dove però non c'è spazio e lo United decide ancora di cederlo ma stavolta a titolo definitivo in Spagna al Villarreal, riservandosi comunque un diritto di "recompera". Nella squadra dei "sottomarini gialli" trova la sua effettiva consacrazione. Diventa sempre più fondamentale, e a suon di gol porta la sua squadra ad uno storico secondo posto nella Liga che vale la partecipazione alla Champions League dell'anno successivo. Champions League che sarà un ottima vetrina per mettersi in mostra nel calcio che conta: segna cinque gol nel torneo e arriva fino ai quarti di finale dove il Villarreal verrà eliminato dall'Arsenal.
Pepito in quella stagione aveva trovato anche la Nazionale maggiore, viene convocato da Marcello Lippi nella preselezione del Mondiale Sudafricano, a cui però poi non partecipareà.
Ma la stagione successiva, 2010/2011, è ancora una volta esaltante. Ben 32 gol in stagione divisi tra Liga ed Europa League dove il Villarreal verrà eliminato solo in semifinale dal Porto poi campione.
Ma questa si tratta dell'ultima stagione felice. Il 26 ottobre del 2011 arriva il primo grave infortunio al ginocchio destro nella sfida col Real al Bernabeu. Rossi rimane fuori praticamente un anno, subendo un nuovo intervento per una nuova lesione proprio quando la riabilitazione sembrava terminata costringendo anche Cesare Prandelli a fare a meno di lui per l'Europeo del 2012. E la sua sfortuna pare essere anche quella del Villarreal, che a fine stagione retrocede in seconda divisione.

Nel gennaio 2013, quando l'infortunio sembra ormai alle spalle è la Fiorentina a dargli l'opportunità di rinascita. La società viola lo aspetta e lo rilancia nella stagione 2013/2014 sotto la guida di Vincenzo Montella disputando una stagione straordinaria, segnando 17 gol in 24 partite rischiando di vincere anche la Coppa Italia e che verrà ricordata soprattutto per la tripletta rifilata alla Juventus di Antonio Conte.
Ma questa sarà la sua ultima stagione ad alti livelli. Nel settembre 2014 il ginocchio cede ancora e un nuovo intervento lo terrà lontano dai campi per altri sette mesi. Al suo rientro Paulo Sousa gli fa sapere che non rientra nel progetto tecnico della sua Fiorentina e Pepito comincia il giro di prestiti in Spagna: prima Levante e poi Celta Vigo dove non brilla mai, ma anzi, si procura l'ennesimo grave infortunio ad un ginocchio, questa volta il sinistro che lo costringe ad altri lunghissimi mesi di stop.

Il contratto con la Fiorentina nel frattempo scade e Giuseppe Rossi sembra finalmente recuperato e pronto per la sua nuova avventura in rossoblù, dove può dare un grosso contributo e dove gli auguriamo di tornare a mettere in mostra tutte quelle sue caratteristiche e qualità che gli sono valse quell'appellativo dato "nientepopodimenoche" da Enzo Bearzot, che col suo "Pablito" non ha visto uguaglianze solo nel cognome.

 

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