Albertini in un'intervista

 

Italia, dove saremmo ora con Albertini?

 

Più di quattro anni fa Demetrio perdeva le elezioni contro Tavecchio, ma leggere il suo programma dopo il Mondiale perso, provoca tanti rimpianti…

 

 

A tre giorni dalla terribile eliminazione subìta per mano della Svezia, in Italia ci si interroga ancora sull’operato della Federazione e sul futuro del calcio italiano. Se Ventura è stato prontamente esonerato, Carlo Tavecchio, probabilmente il miglior artefice del fallimento italiano, è ancora saldo in sella alla sua poltrona di Presidente della FIGC, in carica dall’Agosto del 2014, quando sconfisse nella corsa alla presidenza Demetrio Albertini.

Gran parte delle discussioni che tengono banco sui giornali, sul web, e nei bar di tutta Italia, riguardano proprio l’ex centrocampista di Milan e Barcellona, ed il programma che avrebbe attuato in caso di elezione al posto proprio di Tavecchio. Quella di Albertini sarebbe stata una vera e propria rivoluzione, senz’altro ambiziosa, che si è poi scontrata con la dura realtà, ovvero un Tavecchio fortemente sostenuto dai grandi elettori, due su tutti Adriano Galliani e Claudio Lotito. L’ex metronomo rossonero, subito dopo un’altra recente disfatta della nostra Nazionale, quale il Mondiale in Brasile, aveva sottolineato un rapporto dissolubile tra il nostro campionato e gli Azzurri. Fin quando la Serie A non sarà in grado di competere con gli altri maggiori campionati europei per club, l’Italia sarà un gradino sotto le Nazionali più forti, quali Spagna e Germania. Le ragioni di tale decadenza tecnica, Albertini le faceva risiedere nel numero eccessivo di squadre in Serie A e Serie B, nella fattispecie da ridurre a 18 compagini per la Serie A, ed a 20 per il campionato cadetto. Un altro punto in meno per il calcio italiano era quello della competenza che, a detta di Albertini, mancava e manca su tutto il suolo italiano. Secondo il metronomo il settore giovanile è visto solo come un trampolino tramite il quale arrivare a tutti i costi ed in tutti i modi al calcio maggiore, e tra i giovani mancherebbero allenatori specifici e preparati. A tal proposito, Coverciano dovrebbe tornare agli antichi fasti, per essere visto come un punto di riferimento da tutte le squadre di A. Un altro punto fermo della “Rivoluzione Albertini” era la proposta di introdurre le seconde squadre, una conditio-sine-qua-non per tornare a produrre talenti di livello. Un esempio? Messi, il quale prima di debuttare nel Barça di Rijkaard, ha fatto la sua trafila nel Barça B. Infine, punto più importante, già nel 2014 Albertini smontava la sterile convinzione secondo la quale fosse il numero di stranieri in Serie A ad abbassare il livello medio del campionato, e di conseguenza il valore della Nazionale Italiana. La sua proposta, a tal proposito, era il tetto di 25 elementi per ogni squadra, di cui 10 proveniente dal vivaio, indipendentemente dalla loro Nazionalità.

Leggendo i punti della proposta di Albertini, in Italia, viene da mangiarsi le mani. Dove saremmo, a questo punto, se avessimo per una volta messo da parte il nostro lato eccessivamente conservatore?

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