tavecchio

 

Via Tavecchio con tutti i filistei!

 

Non può restare al suo posto avendo fatto addirittura peggio del suo predecessore

 

“Se non andiamo ai mondiali è un’Apocalisse” aveva detto qualche tempo fa , proprio per evidenziare che saremmo stati di fronte ad un evento grave per tutto il movimento del calcio italiano. Ed allora se il massimo dirigente di quel movimento sei tu, è inevitabile, per non dire obbligatorio, che ci si debba dimettere e lasciare un incarico per cui ci si è dimostrati incompetenti.

No non stiamo parlando di Gian Piero Ventura, CT della nazionale, che passerà alla storia comunque, anche se nell’elenco dei personaggi negativi, e su cui non vale neanche più la pena soffermarsi dal momento che la sua sorte è segnata di default, ma dell’illustre quanto inutile presidente della FIGC Carlo Tavecchio. Perché se è vero che Tavecchio fu eletto alla presidenza ad agosto 2014 all’indomani delle dimissioni (sacrosante) di Giancarlo Abete per l’esito della disastrosa spedizione della nazionale a Brasile 2014, allora non si può pensare che debba restare al suo posto essendo addirittura riuscito a fare peggio (e cioè neanche approdarci alla fase finale di un mondiale). Perché al di là del risultato sul campo, vuol dire che in quasi quattro anni non si è riuscito in nessun modo a dare una svolta al movimento calcistico italiano, che nessuna riforma è stata fatta e che tutto ciò che si è deciso non è servito a migliorare di una virgola lo stato comatoso del calcio italiano a livello internazionale. Anzi. Praticamente quattro anni presi e buttati nel cesso, intervallati da un unico sussulto di orgoglio negli europei francesi di un anno e mezzo fa, grazie alla scelta di un CT all’altezza della situazione come Antonio Conte. Ma a ben guardarci quel sussulto fu più merito di uno sponsor tecnico (la Puma) che si accollò per intero l’ingaggio enorme dell’attuale allenatore del Chelsea, piuttosto che una conseguenza di riforme strutturali che avevano contribuito ad elevare il livello del movimento calcistico italico. Finito il ciclo Conte, il livello di competenza della federazione è stato in grado di partorire la scelta di Ventura, un buon allenatore ed una brava persona, che però poco si adattava al ruolo di selezionatore di una nazionale, dove l’unica cosa che deve fare è scegliere il meglio dei calciatori a disposizione ed incidere su di essi a livello motivazionale e caratteriale. Scelta dettata e rafforzata, inoltre, dal profilo low cost dell’ex tecnico granata. Peccato che per non spendere molto di ingaggio per il CT si sia finito per portarsi in casa un danno di oltre cento milioni di euro per la mancata qualificazione a Russia 2018, oltre al danno di immagine che invece ha un valore incalcolabile. 

Tavecchio è un uomo di oltre settant’anni che non può avere nessuna idea di come far risorgere il calcio italiano e riportarlo a livelli adeguati all’attuale realtà mondiale, è uno che è stato messo lì da alcuni presidenti o plenipotenzari (Lotito e Galliani su tutti) per il gioco gattopardesco delle parti, e cioè far finta di cambiare tutto per non cambiare niente, e mantenere intatto l’ordine delle cose e delle poltrone assegnate e non andare a modificare nulla che potesse permettere un rafforzamento del movimento dal basso. Questa è gente che non fatto nulla, se non chiacchiere e promesse da fumo negli occhi: nulla sulla ripartizione dei diritti tv, nulla sulla riforma dei campionati per abbassare il numero delle squadre e far finalmente innalzare il livello tecnico e qualitativo dei tornei, nessuna iniziativa e nessun tavolo da lavoro serio col governo per risolvere il problema degli stadi di proprietà, nulla, neanche nella scopiazzatura dalle altre federazioni , circa l’istituzione delle squadre delle riserve e la loro partecipazione ai campionati professionistici, come ad esempio la serie B, per permettere veramente ai ragazzi di crescere in fretta andando a giocare partite vere che aiutino la loro crescita. Niente di niente. L’unica riforma partorita è stata quella relativa al campionato Primavera, che prevede da quest’anno anche le retrocessioni e le promozioni. Stop, perché l’importante è che tutto resti com’è, dove la logica della spartizione deve prevalere su tutto il resto; e questo anche se si deve andare incontro a figure di merda colossali come quella che da tempo immemore vede la Lega di serie A priva di un suo presidente e commissariata con a capo proprio il presidente della federazione Carlo Tavecchio. Il giorno in cui anche i presidenti delle squadre capiranno che i danni d’immagine ed economici derivanti, per esempio, dai cattivi risultati della nazionale avranno dei riflessi concreti ed enormi anche sul loro piccolo orticello, allora forse si decideranno veramente a rimboccarsi le maniche per cambiare qualcosa perché si saranno resi conto che così le cose non possono andare avanti. Ecco, forse quel momento è arrivato, ed il punto più basso della nostra storia calcistica toccato con il risultato dell’altra sera, speriamo serva per invertire una tendenza che ci ha portati nel baratro. Ma la prima cosa che ci aspettiamo è che si tolga dalle scatole Tavecchio e tutti i filistei, perché abbiamo bisogno di facce nuove, giovani e soprattutto di gente competente.

 

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