Mondiali Qatar

 

Mondiali Qatar: fu sabotaggio?

 

Il tutto parte da un'inchiesta esclusiva del Sunday Times, in cui si accusa il Qatar di aver agito in modo di screditare USA e Australia, candidate col Qatar per i Mondiali del 2022

 

Nuove accuse sul Qatar e sul comitato organizzativo responsabile della prossima edizione dei Mondiali che si giocherà nel 2022: dopo le accuse di sfruttamento della manodopera addetta alla costruzione di stadi e strutture ricettive, dopo quelle relative alla corruzione che avrebbe indirizzato il voto da parte della FIFA, una nuova denuncia arriva dall'Inghilterra ad opera del Sunday Times, che sarebbe in possesso di documenti che proverebbero un vero e proprio sabotaggio da parte dell'emirato ai danni dei Paesi che gli contendevano l'organizzazione del torneo.


Australia e Stati Uniti - questi ultimi riusciti poi ad aggiudicarsi il torneo successivo, che ospiteranno insieme a Canada e Messico - sarebbero state infatti vittima di un vero e proprio piano, organizzato dal comitato organizzativo qatariota per screditare i due Paesi agli occhi della FIFA e convincere quest'ultima ad affidare all'emirato i Mondiali del 2022: documenti strettamente confidenziali e decisamente scottanti sarebbero arrivati nella sede del giornale e rivelerebbero una strategia che ha coinvolto giornali, blogger, agenzie di comunicazione e persino ex-agenti della CIA.
Le regole riguardanti la candidatura per ospitare i Mondiali da parte della FIFA sono chiare: nessun candidato può presentare alcuna dichiarazione scritta o orale di alcun tipo, avversa o meno, in merito alle offerte da parte degli altri Paesi. Stando a quanto riporta il Sunday Times il comitato del Qatar sarebbe andato ben oltre, rivolgendosi a un'agenzia di comunicazione americana, la BLJ Worldwide, per convincere gli esaminatori delle candidature che né in America né in Australia sussistessero le condizioni per organizzare un'edizione dei Mondiali.


I documenti, al giornale britannico, sarebbero stati inoltrati da un'anonima "gola profonda" presente a suo tempo nel comitato organizzativo del Qatar, che avrebbe spiegato come l'idea di screditare le candidature rivali sarebbe stata attuata tramite il reclutamento di blogger e personaggi influenti, ingaggiati con il compito di screditare tanto gli Stati Uniti quanto l'Australia e fare arrivare alla FIFA l'impressione che questi Paesi non fossero supportati nella corsa ai Mondiali dalle rispettive popolazioni a differenza dell'emirato, peraltro privo di qualsivoglia tradizione calcistica.
Queste operazioni sarebbero state orchestrate dalla BLJ Worldwide, assunta allo scopo dal comitato qatariota, e quindi perpetrate ad esempio con un falso dossier scritto dal professor Dennis Coates, economista dell'Università del Maryland, pagato 9mila dollari per evidenziare tutti i motivi per cui i Mondiali negli Stati Uniti sarebbero stati un fallimento, o come le proteste di alcuni rugbisti in Australia, ispirate dalle menti responsabili di questa manipolazione tra cui anche diversi ex-agenti della CIA specializzati in questo genere di operazioni.


Il Sunday Times ha pubblicato una e-mail, scritta presumibilmente dal presidente della BLJ Michael Holtzman, in cui quest'ultimo affermava di aver intrapreso una vasta campagna tesa a screditare le altre candidature nei mesi precedenti alla decisiva votazione della FIFA avvenuta nel 2010. Questa si sarebbe svolta attraverso la diffusione sui giornali americani, australiani e internazionali di dozzine di articoli che minavano la credibilità dei Paesi coinvolti e persino con il reclutamento in Australia di appassionati di rugby contrari all'apertura australiana al calcio.

Damian Collins, presidente del comitato inglese dedicato alla cultura, ai media, al digitale e allo sport ha dichiarato di aver incontrato egli stesso l'informatore e di aver constatato che le prove sono vere e decisamente importanti, abbastanza da obbligare la FIFA "se vuole mandare un messaggio forte e mantenere la propria credibilità" a rivedere l'assegnazione del torneo. Da Doha però il comitato responsabile respinge seccamente le accuse, ricordando come per il 2022 il Qatar sia stato già al centro di un'indagine che non avrebbe evidenziato alcuna irregolarità.

 

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