Una finale dall'esito scontato
Vince la squadra migliore nei singoli, non nel gioco
Probabilmente è stato giusto così.
Ha vinto la Francia, la nazionale più forte nei singoli, non la migliore sul piano del gioco e della coralità.
Il Mondiale 2018 d'altronde, ha detto questo. Tanto tatticismo esasperato e poco talento. Minimo lo spazio all'inventiva collocata fuori dagli schemi. La Francia, fin da subito, è apparsa come la squadra più quadrata, quella che più di tutte sapeva cosa voleva e come prenderselo.
Contava il risultato per i transalpini, esclusivamente quello. E sono andati dritti al sodo.
Che fosse l'anno della Francia lo si era capito da qualche segno del destino. Il quarto di finale contro l'Uruguay che il destino ha voluto non avesse a disposizione Edinson Cavani, il giocatore che più di tutti avrebbe potuto sovvertire l'esito del pronostico.
E poi la papera di Muslera, in quella stessa partita, che chiuse i giochi e le ambizioni degli uomini di Tabarez.
La Croazia, splendida protagonista, è arrivata in finale sulle gambe. I giocatori croati avevano una partita in più rispetto ai francesi a causa dei 6 tempi supplementari giocati nelle 3 partite precedenti. Dettagli non trascurabili che a certi livelli fanno la differenza.
Vince la Francia quindi, con merito ma senza picchi di gioco. Anzi di gioco è difficile parlare. Se n'è visto quasi nulla.
Tattica, attenzione, singoli devastanti come Mbappe e Griezman. Guardate i 7 gol segnati dai transalpini fra quarti, semifinale e finale: non c'è una solo azione manovrata contro una difesa schierata. Tre reti su palla inattiva (di cui un autorete), un rigore, tre tiri da fuori area tutti con evidenti responsabilità del portiere e tutti nascenti da azione di rimessa.
Insomma la Francia vince con lo stile più antico del mondo, quello che non va mai in vacanza. Difesa, contropiede e qualche episodio.
Deshamps non ha scritto la storia del gioco ma, come direbbe Arrigo Sachi, ha semplicemente iscritto il suo nome sull'almanacco.
Ai francesi basta questo.
