Frosinone

 

Che sorprese aspettando gli inglesi

 

Ieri giornataccia per le grandi a Russia 2018: Serbia OK, il Messico stende la Germania e la Svizzera ferma il Brasile. Chissà che anche oggi le sorprese...

 

Costa Rica-Serbia 0-1: Kolarov show, a Milinkovic manca il gol
Si ringraziano Serbia e Costa Rica per l’omaggio: l’Italia non si è mai sentita al Mondiale come ieri pomeriggio a Samara. La Serbia ha battuto 1-0 la Costa Rica con gol di Kolarov, che gioca in Italia. Il giocatore più creativo è stato Milinkovic, che gioca in Italia. L’occasione che poteva cambiare la partita è passata sulla testa di Gonzalez, che gioca in Italia. Il gol dopo 11 minuti del secondo tempo. Kolarov ha tirato la punizione che calcia da quando, ragazzino, si allenava da fermo al Cukaricki: mancina, da destra, a giro sopra la barriera. Keylor Navas non ci è arrivato: palla nell’angolo e tre punti nel girone di Brasile e Svizzera.
La differenza tra queste due squadre – e non c’era bisogno di venire fin sul Volga per scoprirlo – è la qualità. La partita però lo ha dimostrato con chiarezza. La Costa Rica nel primo tempo è stata più presente, più concentrata, forse più lucida, ma non ha mai avuto un giocatore in grado di portare un po’ di vento nell’area serba. Occasioni grosse, un paio. La prima è nata dall’idea migliore della partita di Ruiz: palla verticale per Ureña, che ha calciato su Stojkovic in uscita. La seconda, clamorosa, è arrivata quando Milinkovic ha lasciato solo Giancarlo Gonzalez in area. GG, gigante e (troppo) gentile, ha graziato tutta la Serbia deviando male di testa.
Bilancio da Serie A. Ljajic ha giocato una partita meno che normale: largo a sinistra si è visto poco e all’inizio, con coerenza, non ha cantato l’inno come da antica scelta. Milenkovic ha perso Ureña nella prima grande occasione, ma si è riscattato con una chiusura su Campbell e altre giocate di fisico. Se per Kolarov parla il gol, Milinkovic ha dimostrato – anche alla sua prima partita non amichevole con la Serbia – di essere di altra categoria. Ha dimenticato Gonzalez in area nella migliore occasione della Costa Rica, in compenso si è inventato una gran rovesciata a gioco (erroneamente) fermo e soprattutto ha messo due volte Mitrovic davanti alla porta. Il 9, sciagurato, ha fatto due brutte figure.
I costaricani sono già quasi fuori dal Mondiale ma meritano qualche riga. Chiunque abbia giocato in una squadra umile, poca tecnica e tanto cuore, non può non apprezzare la Costa Rica. I rossi si aiutano, non hanno paura di difendere in nove ma, quando possono, ci provano. Hanno lasciato spesso la palla alla Serbia ma, almeno per un tempo, sono stati più pericolosi. Nel secondo tempo però sono calati e in svantaggio ci hanno provato meno di quanto dovuto. I paragoni con la squadra del 2014 sono inevitabilmente perdenti ma nella vita di una piccola nazione c’è un mese magico in tutta la storia… e la Costa Rica, il suo jolly, se l’è giocato in Brasile.

Germania-Messico 0-1: flop dei tedeschi, Lozano lancia Osorio
I papi possono dimettersi, uno come Trump può fare il presidente, e la Germania può perdere la prima gara, complicandosi il girone: il mondo moderno non dà più certezze. Non è ancora una certezza, ma un sospetto: abbiamo una possibile protagonista a sorpresa. Il Messico vince con merito 1-0, mostra idee, gioco, piedi buoni, un Hector Herrera monumentale, un Chicharito in versione uomo-reparto. Il "profe" Osorio sa il fatto suo. E poi ci sono la stella nascente Chucky Lozano e un pubblico commovente.
Il Messico è al Luzhniki ma pare all’Atzeca: raramente si è vista una squadra giocare "tanto" in casa pur essendo su campo neutro. Lo stadio di Mosca ribolle per i verdi, in netta maggioranza, soprattutto acustica: ogni volta che Herrera, Vela, Hernandez o Lozano partono in contropiede, dopo aver saltato il primo pressing tedesco, vengono sospinti da un’onda sonora crescente che sembra prendere fisicità. Gli uomini di Osorio poi ci mettono del loro, perché nei primi 45’ la conduzione di palla è sempre esemplare, i passaggi arrivano al momento giusto, solo al momento di tirare manca sempre qualcosa (il primo tiro di Lozano, stoppato da Boateng, arriva dopo 1’).
La Germania sembra non aver contromisure e sembra spezzata in due: nel buco si infilano quelli col sombrero. E i tedeschi rincorrono in affanno: al quinto-sesto ripetersi di questo copione, i messicani trovano il gol. Chicharito gestisce bene, punta Boateng e apre per Lozano che dà definitiva dimostrazione delle sue qualità: dribbling secco su Kimmich, poi tiro fulmineo, ad evitare il recupero del centrale. Le ripartenze si segnaleranno anche nella ripresa, anche se in minor numero, più "solitarie" e meno lucide (Layun ne chiude male un paio).
Siamo partiti dai meriti del Messico (un altro: la qualità dei piedi dei difensori) e dal problema tedesco, ma non immaginatevi una Germania in stile Argentina, bloccata, improduttiva, totalmente deludente. Werner va vicino al gol dopo 3’, Kroos prende una traversa su punizione 1’ dopo l’1-0 (deviazione di Ochoa). Nel secondo tempo, quando il Messico umanamente cala, Kroos suona la carica e Draxler cresce, la squadra di Löw produce un volume di gioco invidiabile e occasioni a raffica: la più clamorosa è un palo scheggiato da una "bomba" di Brandt, subentrato a Werner, acciaccato e non troppo convincente. La fase offensiva c’è, gli equilibri sono rimasti a Berlino: gli avversari del girone (Svezia, Sud Corea) lasciano margini per una sterzata e ritorno in carreggiata. Ma in questo mondo senza certezze, chissà…

Brasile-Svizzera 1-1: Zuber risponde al gol di Coutinho
Ma come, tutto qui? Eh sì, il Brasile per ora è tutto qui. Una magia e poi una mezza agonia. La prima impressione sulla Seleçao (ballano come farfalle, pungono come api e difendono come leoni) e quella che si liquefa lungo una partita che sembra non avere storia e che invece ce l’ha. Colpa, si fa per dire, di una zuccata in piena area di Steven Zuber, armadione offensivo dell’Hoffenheim che infila di testa quell’1-1 capace di lasciare stordita la Torcida e stupita (per la gioia) la saltellante rappresentanza svizzera. Perché il Brasile del "joga bonito" è durato poco e ha avuto fiammate solo verso un finale di partita che non voleva credere vero: dal gol – un dipinto – di Coutinho in poi, giusto due occasioni vere della Seleçao e poi resistenza e contropiede della Svizzera. E questo Mondiale, che ha già visto lo stop dell’Argentina e il crollo della Germania, infila sul tabellone un’altra sorpresona.
Petkovic mette la sua Svizzera col 4-2-3-1, Shaqiri resta largo a destra ma spesso rientra per creare un po’ di casino che a questo concreto Brasile non fa mai troppa paura, almeno inizialmente. Davanti, l’ex tecnico della Lazio infila ancora Seferovic, che proprio nella prima parte della gara butta un contropiede che poteva fruttare qualcosa di buono. Tite? Il Professore mette in campo la formazione annunciata, che si può leggere col 4-1-4-1 (Casemiro schermo di tutto), William Paulinho Coutinho e Neymar a supporto di Gabriel Jesus. Il Quadrato magico appunto, in cui tutti tornano e mettono il piede: è questo il nuovo volto della Seleçao che cerca sostanza dentro un guscio di tecnica pazzesca. Neymar ha un look (ancora) nuovo e Behrami lo tampina e lo mena come se non ci fosse un domani: ma è proprio da un gioco di O’Ney che nasce il vantaggio del Brasile, perché la star del Psg in coabitazione con Marcelo manda in mezzo un pallone che la difesa svizzera spazza ma non abbastanza e da lì nasce il dipinto di Philippe Coutinho. Minuto 20, tiro a girare, palo interno, Brasile in vantaggio e per la Svizzera va registrato il contropiede (fallito) di cui sopra e un’azione al 3’ in cui, servito da Shaqiri, Dzemaili libero e in piena area riesce solo a colpire con la tibia. Alto.
Poi? Cambia tutto: la Svizzera rientra non sentendosi già spacciata davanti a cotanta qualità di piedi e il Brasile poco alla volta si infeltrisce e giochicchia come se il risultato fosse in cassaforte o se dovesse vincere per grazia ricevuta. Invece no. Perché al minuto 5 succede che il sogno degli europei diventa realtà: angolo di Shaqiri a destra, Miranda in mezzo all’area tarda a saltare, Zuber è abbastanza furbo da dargli una spintina che lo devitalizza, zuccata sotto la traversa e Alisson protesta assieme ai suoi perché è convinto che sia fallo. Invece l’arbitro decide che è uno a uno e per questo Brasile – nemmeno troppo in forma dal punto di vista fisico, Neymar compreso – c’è da ricominciare.
Così, Tite infila Fernandinho per l’ammonito (e acciaccato) Casemiro, poi mette Renato Augusto e infine Firmino per Gabriel Jesus. Ed è una ripresa in cui il Brasile, se possibile, si attorciglia ancora di più, arriva al tiro tre volte ma o interviene Sommer (su Renato Augusto) o la mira è sbilenca di poco. Petkovic, intanto, aveva infilato Zakharia per Behrami e anche Embolo per Seferovic: il finale è tutto del Brasile tranne un tiro sballato di Shaqiri. Ma, ad essere "sballata", è stata la Seleçao. Deludente e nemmeno vincente.

Oggi tre incontri dal risultato che parrebe scontato ma... mai fidarsi dei pronostici, vero Germania?
Parte la Svezia, volontariamente orfana di Ibrahimovic, che alle 14 incontra la Corea del Sud.
Alle 17 il Belgio se la vedrà col Panama.
Chiuderà la giornata (ore 20) Tunisia-Inghilterra

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