inter

 

Il Derby, con le... vergini???

 

Integrità nerazzurra? Ma dove, ma quando, ma chi, ma se l'è più vergine Cicciolina!

 

Questo pezzo lo devo all'amico Stefano ed al suo "Il mio odio per i Gunners".
Leggendolo è inevitabile pensare a quelli che incontreremo domani e allora facciamo una via con la italian version di quel pezzo.
Mettiamo i puntini sulle "i" della verginità interista.

Sul sito dell'Inter, in occasione del 109° compleanno nerazzurro, si leggeva: "La nostra è una storia diversa dalle altre. È la storia di un club con valori profondi stabiliti più di cento anni fa e che continuano a guidarci ancora oggi. Ogni giorno. Siamo nati dalla visione di intellettuali, studenti, stranieri e artisti riuniti al ristorante l’Orologio di Milano. Condividevano un’idea moderna e innovativa per quel tempo: che Milano meritasse un palcoscenico internazionale, e una squadra internazionale. E così il 9 marzo 1908 nacque l’F.C. Internazionale Milano. Una squadra che abbraccia la diversità, in cui tutti i giocatori si riconoscono sotto un’unica bandiera: quella del talento. In 109 anni di storia l’Inter è l’unica squadra italiana ad aver conquistato il Triplete e a non essere mai retrocessa. Da oltre un secolo i nostri valori - Unità, Integrità, e Passione - guidano ogni nostra azione e ci fanno riconoscere agli occhi del mondo. Giochiamo con unità - dalla nostra nascita abbiamo schierato giocatori di più di 47 nazionalità diverse e abbiamo tifosi appassionati in tutto il mondo. Siamo senza dubbio una famiglia del mondo che vince unita. Agiamo con integrità - onestà e correttezza ci guidano. Non conta solo vincere, ma soprattutto come si vince. Giochiamo con passione - con un sentimento profondo che alimenta la nostra anima indomita. I nostri valori nascono da un forte credo che ci ispira e scorre nelle nostre vene. Noi siamo davvero fratelli del mondo. Lottiamo con coraggio per ciò in cui crediamo a testa alta, e il nostro cuore batte forte. Noi siamo i nerazzurri".
Belle parole vero? Piene di orgoglio e rivendicazione 'virginale': "valori profondi, unica squadra italiana ad aver conquistato il Triplete, mai retrocessa, agiamo con integrità, onestà e correttezza ci guidano". Bello ma falso! Una falsità taciuta e sponsorizzata da media prezzolati compiacenti.
In una cosa, quell'epinicio, è condivisibile. Quando recita: "Non conta solo vincere, ma soprattutto come si vince". Proprio quel "come si vince" è un abito cucito su misura per il loro dna.
Vediamo perchè.

1910 - Appena nati vincono il primo scudetto col trucco
La Pro Vercelli arrivava da due titoli consecutivi vinti ed anche in quella stagione sembrava non avere rivali.
Ma proprio nello scontro diretto contro l’Inter la marcia trionfale dei piemontesi si inceppa e i nerazzurri vincono per 2-1 a Vercelli, dando il via alla rimonta milanese che porterà le due squadre all’ultima giornata di campionato con gli stessi punti. Il regolamento prevedeva lo spareggio e spareggio fu.
Si presentò un problema: delle tre date comunicate dalla Federazione per lo spareggio, due erano palesemente svantaggiose per i piemontesi. Le date erano il 17 aprile, il 24 dello stesso mese o il primo di maggio. Il 17 aprile alcuni giocatori della Pro dovevano disputare un torneo universitario mentre il 24 altri tre giocatori dovevano giocare nella rappresentativa del 53° Reggimento Fanteria una partita valevole per la Coppa del Re. A quei tempi, non era possibile, per i giocatori convocati, non rispondere alle convocazioni neanche per un motivo piuttosto valido come quello della finale per l’assegnazione dello scudetto.
Restava il primo maggio disponibile e quella gara fu scelta dalla Pro Vercelli. L’Internazionale non era dello stesso parere e fece pressione affinché la gara si disputasse il 24 aprile. La Federcalcio, rendendosi protagonista del primo episodio di "amicizia" verso i nerazzurri, sceglie proprio il 24 aprile.
La Pro Vercelli, scandalizzata, decide così di manifestare il proprio dissenzo verso quella decisione politica e schiera una squadra di ragazzini di età era compresa tra gli 11 ed i 15 anni. Non solo, il capitano dei vercellesi consegna provocatoriamente, all’ingresso in campo, una lavagnetta al capitano dell’Inter per permetttergli di tener conto dei gol che avrebbero realizzato contro di loro.
Una figura di "emme". L’Inter infatti vinse per 10 a 3 e ottenne il primo scudetto della sua storia. Uno scudetto vinto in modo non proprio "integro, onesto e corretto".
Chi ben comincia è a metà dell’opera? Se il buongiorno si vede dal mattino? In effetti...

E veniamo alla tanto sbandierata verginità sulle retrocessioni.
Vero che l’Inter in B non ha mai giocato, ma è un po' come l'Arsenio Lupin che non è mai stato in galera... può considerarsi onesto?
1922 - Prima mancata retrocessione
In quell'anno non si disputa un solo campionato ma due, come due erano le federazioni: la Cci e la FIGC. L’Inter gioca nel CCI e, purtroppo, arrivò ultima. Il regolamento prevedeva la retrocessione diretta per le squadre le ultime due classificate di ogni campionato. Pertanto, per il girone CCI, sarebbero dovute retrocedere il Brescia e l’Internazionale.
Ma la situazione della compresenza delle due federazioni non era sostenibile, era necessario fare qualcosa affinché il campionato italiano di calcio fosse uno solo.
Si dibatte a lungo sulla questione, ma è Emilio Colombo, commendatore milanese direttore (guarda un po’, della Gazzetta dello Sport) a risolvere la questione, proponendosi come arbitro della vicenda. Così, tre mesi dopo la fine del campionato, si decise di riassorbire la CCI all’interno della FIGC, tornando al campionato unico.
Per una logica incomprensibile allora come oggi, si decise di assegnare gli ultimi sei posti del successivo campionato attraverso degli spareggi tra squadre delle due federazioni.
La CCI decise di far disputare un turno preliminare tra le sole squadre del nord Italia, retrocedendo automaticamente quelle del centro e del sud, compreso il Venezia, che pure si era salvata giungendo terzultima nel campionato.
In questo modo, allo spareggio preliminare giunse l’Inter, che sconfisse a tavolino la Sport Italia Milano, squadra praticamente fallita che non riuscì a schierare una squadra da contrapporre ai milanesi.
Il turno successivo venne disputato dall’Inter contro un’altra squadra in disarmo per problemi economici, la Libertas Firenze. Pertanto l’Inter, grazie al maggior quotidiano sportivo italiano (ma ari-guarda un po'), venne salvata dalla serie B.
2001 - Seconda mancata retrocessione
Durante un’ispezione nella casa di residenza di Recoba venne accertato che anche il passaporto del Chino era falso.
Inizia il processo e l'Inter ha paura. Il rischio e, regolamento alla mano, la certezza sono quelli della retrocessione (visto che andrebbe penalizzata la squadra per ogni partita in cui ha schierato il giocatore). Si cerca (e si trova forzando ogni logica di lealtà sportiva e regolarità dei campionati) la scappatoia: prolungare il processo fino al termine del campionato, per poi cambiare la regola (la famosa 40 NOIF), in modo che le sanzioni siano meno gravi.
Il 27 giugno 2001 la Commissione disciplinare della Lega Calcio emette la sentenza di primo grado: Inter condannata ad una ammenda di 2 miliardi di lire mentre Recoba punito, con un anno di squalifica. Tra i dirigenti, Oriali è stato condannato ad 1 anno di inibizione.
La Commissione di Appello Federale conferma le sanzioni. Anche la giustizia ordinaria fece il suo corso e, il 25 maggio 2006 condannò, in via definitiva, Recoba e Oriali che ricorsero al patteggiamento, ottenendo una pena di 6 mesi di reclusione con la condizionale per i reati di ricettazione e concorso in falso, commutati in multa da 25.400 euro.
2006/2011 - Terza mancata retrocessione
La prescrizione salva l'Inter. Facchetti, fu illecito sportivo.
Per il procuratore federale Stefano Palazzi, infatti, la società nerazzurra e l'allora presidente Giacinto Facchetti sono colpevoli di illecito sportivo relativamente all'inchiesta su "Calciopoli bis", quella dei fatti del 2006, emersi dalle intercettazioni portate alla luce durante il processo penale di Napoli. E' quanto risulta dalle motivazioni della sentenza che ha portato all'assoluzione, per prescrizione, di tutti gli imputati. Palazzi spiega anche, relativamente all'esposto della Juventus che ha chiesto la revoca dello scudetto 2006 assegnato all'Inter, che non si può più intervenire per via disciplinare.
Per 'illecito sportivo' si viene retrocessi. E, se si è onesti e vogliosi di dimostrarlo "alla prescrizione si può rinunciare" come ricordò il Procuratore Federale Palazzi. Ma, loro, non rinunciarono...
Mai stati in B? Meglio: mai stati mandati in B! Noi, sbeggfiano, BBMilan? Bè allora, per dirla da 'onesti', BBBInter.

Anni '60 - Doping
L’Inter di Angelo Moratti, guidata dal Mago Herrera, vinceva in Italia e in Europa. Una squadra nella quale grandi campioni erano coadiuvati da onesti mestieranti che contribuivano alla causa.
Dietro a quei successi, ci sarebbe però l’utilizzo di sostanze proibite, addirittura anfetamine. E i morti, di quella grande squadra, stanno lì a dimostrare come il tutto, nonostante la mancata inchiesta (strano vero?) fosse più che un sospetto:
Armando Picchi, morto a 36 anni per tumore alla colonna vertebrale;
Marcello Giusti, morto per cancro al cervello nel 1999;
Carlo Tagnin, morto nel 2000 per osteosarcoma;
Mauro Bicicli, deceduto per un tumore al fegato nel 2001;
Ferdinando Miniussi, morto nel 2002 a causa di una cirrosi epatica;
Enea Masiero, morto di tumore nel 2009;
Giacinto Facchetti, morto per tumore al pancreas nel 2006;
Giuseppe Longoni, morto nel 2006 per vasculopatia cronica;
Ferruccio Mazzola, morto di cancro nel 2013.
La prima considerazione che occorre fare è che se si prende un gruppo di persone che han superato i 60 anni, è facile trovarne parecchi colpiti da mali terribili come quelli elencati. La circostanza triste e da considerare è che questi giocatori erano tutti appartenenti di un’unica squadra nello stesso periodo storico. In Italia, e forse nel mondo, non esiste altra circostanza simile.
Ricordate? "Non conta solo vincere, ma soprattutto come si vince"

Anni '60/'70/'80 Corruzione, lattine e tornei giovanili
- Nel 2003 The Times, quotidiano inglese, pubblicò un articolo a cura di Brian Glanville, che riportavano la confessione dell’arbitro Gyorgi Vadas, relativa al presunto tentativo di corruzione da parte del Presidente Moratti, in occasione della partita tra la squadra nerazzurra e il Madrid CF. Glanville, semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1965/66.
Nell’articolo c’è scritto che il Presidente Moratti aveva messo in piedi un vero e proprio sistema dedito alla corruzione dei direttori di gara portato avanti da due uomini di fiducia: Italo Allodi e Dezso Solti.
Per ben tre anni consecutivi, prosegue l’articolo del giornalista inglese, l’Inter avrebbe cercato, e in due occasioni riuscendovi anche, di corrompere gli arbitri nelle semifinale di Coppa dei Campioni. Vincere quelle due semifinali fu molto importante per l’Inter perché poi, nelle successive finali, arrivarono le conquiste della prestigiosa coppa.
Nel 1966 il tentativo di corruzione non andò in porto. La semifinale era quella contro il Real Madrid e l’arbitro era il già citato ungherese Vadas. Egli venne corteggiato con la promessa di un corrispettivo in denaro equivalente all’acquisto di 10 automobili Mercedes se avesse indirizzato la gara verso il successo dei nerazzurri, il doppio in caso di rigore allo scadere e cinque volte tanto per un rigore nei tempi supplementari. Vadas arbitrò in modo regolare e l’Inter perse. Quella fu l’ultima gara arbitrata da Vadas.
- Siamo nel 1971/72, Coppa dei Campioni. L’Inter gioca negli ottavi di finale contro il forte Borussia Moenchengladbach. L’andata di gioca in Germania e la partita si mette male. I tedeschi vanno avanti per 2-1 quando Boninsegna si accascia a terra poco prima di calciare un corner. Pare sia stata una lattina a colpirlo. Il centrocampista tedesco Netzer trova a terra una lattina vuota e accartocciata e la spinge verso un poliziotto, il quale la raccoglie. Subito Mazzola prova a farsela consegnare, invano. Ma il capitano nerazzurro vede un tifoso italiano intento a bere una lattina. Mazzola se la fa consegnare e la consegna, a sua volta, all’arbitro.
Boninsegna non si rialza pur non manifestando particolari danni. La gara riprende e i tedeschi, infastiditi e resi rabbiosi dalla sceneggiata degli italiani, finiscono per vincere 7-1.
L’Inter, per mano dell’Avvocato Prisco, sporge reclamo alla Commissione disciplinare dell’Uefa. La quale, però, non può accoglierlo poiché ai tempi non era in vigore il principio della responsabilità oggettiva delle società per il comportamento dei propri tifosi.  Ma Prisco è uno che non molla e, alla fine, riesce ad ottenere la non omologazione del risultato. Nonostante non ci sia un regolamento che prevedesse questo tipo di provvedimento.
La partita è annullata e il campo del Borussia squalificato. Pertanto, si gioca a Milano come se fosse la gara di andata mentre il ritorno si sarebbe dovuto giocare in campo neutro.
Peraltro, nel corso di quella gara Mario Corso venne squalificato per 14 mesi perché ritenuto colpevole di aver preso a calci l’arbitro al termine della partita. Una squalifica ingiusta perché autore dell’atto violento fu Ghio e non Corso. Ad ogni modo, la squalifica non venne confermata, Ghio giocò e realizzo anche la rete del 4-2 di Milano.
L’Inter poi avrebbe pareggiato 0-0 a Berlino qualificandosi ai quarti. Tutto questo nonostante la sconfitta per 7-1 patita all’andata. Tra i miracoli dell’Inter, oltre a quello di vincere uno scudetto pur arrivando terzi, occorre annoverare anche questo…
- Nel 1981 l’Inter è chiamata a rappresentare l’Italia al torneo “Mundial Infantil de Football“, che si disputa in Argentina. Un trofeo di livello mondiale, e quindi prestigioso, aperto ai ragazzi di età inferiore ai 14 anni, nati cioè entro il 1967.
L’Inter vinse il trofeo, con gran giubilo di tutti. Il calcio italiano era ai vertici mondiali, come poi avrebbero dimostrato i ragazzi della Nazionale maggiore l’anno dopo al Mundial in Spagna.
Goleador, con otto reti, di quel torneo è Massimo Ottolenghi. Peccato però che un giornale, qualche giorno dopo, attribuisca al ragazzo un’età diversa da quella dichiarata. Non solo, il tal Ottolenghi si chiamerebbe Pellegrini, nato a Roma nel 1966!
Lo scandalo divampa e toccò a Sandro Mazzola, già capitano dell’Inter dell’episodio della lattina, giustificare dinanzi al mondo il fattaccio, in quanto consigliere delegato della società nerazzurra. Si, abbiamo sbagliato, avrebbe detto Mazzola, ma quella di barare sull’età dei ragazzi è un’abitudine diffusa e chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Venne aperta un’indagine e molti dirigenti dell’Inter vennero sanzionati con pene dai 2 anni di inibizione (per il dirigente accompagnatore Migliazza) ad un anno per Mario Fiore, per l’allenatore Meneghetti oltre a sei mesi di squalifica per il giocatore Pellegrini ed il prestanome Ottolenghi. Inoltre, l’Inter venne punita con una multa di 5 milioni di lire.

2010 - Il falso primato del triplete.
Anche qui, grazie alle penne prezzolate, l'Inter risulta l'unica squadra italiana ad averlo fatto.
Mica vero...
Milan 1989/1990 - Coppa dei Campioni, Supercoppa UEFA, Coppa Intercontinentale

Il pezzo è stato, incredibilmente, lungo ed articolato.
Incredibile per una Società che si definisce "integra, onestà e corretta" vero?
Lo smoking bianco? La sventolata verginità alla B e alle truffe?
Se loro sono da considerarsi vergini... allora, Cicciolina, santa subito!

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