Niang

 

Niang è da Toro, non da Milan

 

Un giocatore mediocre, inutile, dannoso ma per il Toro di oggi può anche andare bene

 

Pasquale Bruno, in una trasmissione per i tifosi granata, è stato diretto, come suo solito; lo conosciamo 'O animale, in campo era falloso, a volte violento, provocatore e Van Basten lo ricorda perfettamente, immagino.

Bruno ha parlato del momento del Toro, analizzando in particolare l’acquisto di Niang ed il suo rendimento. L’ex difensore si è così pronunciato: "Vedere un giocatore con lo spirito di Niang vestire la maglia granata mi fa male. Non si possono investire 15 milioni per un calciatore come il francese e purtroppo credo che il vero Niang sia questo. Sia al Watford che al Milan ha fatto poco, francamente non mi sembra adatto per un grande club qual è il Torino. Ho avuto la fortuna di vedere il grande calcio, e adesso mi lascia perplesso il fatto che certa gente giochi in Serie A".

Cominciamo col dire che a Torino han visto anche di peggio; la maglia è gloriosa ma sono tremila anni che non vincono un cazzo e che si salvano quando va bene, quindi un Niang non mi sembra uno scandalo vestito di granata.

Ciò detto, Niang è un fake; il ragazzo è elegante, fisicamente c’è, la corsa è imperiosa ma non è assolutamente un giocatore da Serie A e men che meno da Bundes, da Premier, da Liga.

E’ il classico elemento che chiuderà la carriera in Grecia o in Polonia se non in Messico o in Australia, saltando coi canguri e accarezzando i pucciococcolosi koala (apro parentesi: i koala sono tutto meno che pucciococcolosi ma era per dare l’idea). Il Milan fece bene a prelevarlo perché, giovane com’era, prometteva grandi cose; lo educhi un po’, lo fai giocare con gente esperta e avvezza a correre sul rettangolo di gioco, si prende un paio di ‘porconi’ dal Gattuso di turno se sgarra un attimo e gli fai sputare sangue e sudore.

Ma Niang non è un calciatore; il ragazzo avrebbe dovuto intraprendere la carriera di modello, magari per pubblicità di profumi o di infradito o di slip.

Il sentore che il top lo abbia già toccato (e superato) è forte e, a ben vedere, pure reale; uno con le sue capacità avrebbe potuto sfondare, diventare determinante e decisivo ma è evidente a chiunque che scende in campo con in testa dell’altro. Sembra un 14enne che si siede alla scrivania per studiare e pensa alla compagna di classe o alla vicina di casa un po’ disinibita.

Niang è giovane (non giovanissimo) ma, a meno di sconvolgimenti epocali, la sua carriera è questa; Mirabelli ha pescato il jolly cedendolo a 15 mln, una enormità se pesiamo il vero valore di M’baye. Sinisa è un buon talent scout (Romagnoli e Gigio parlano da soli) e la sua insistenza per avere Niang è quanto meno curiosa: può sempre accadere che abbia preso un abbaglio (o l’ho preso io) oppure che gli piacciono certe sfide perse in partenza, chissà.

Berlusconi non amava Niang, lo sopportava a malapena e lo riteneva un maleducato; in campo fa più o meno pena, dato che, pur essendo attaccante, non la mette dentro manco ad implorarlo, e la realtà dei fatti ci dice che è indisciplinato in campo (e fuori). Non è un vero professionista e non fa vita da professionista e rompeva pure l’anima perché non voleva restare in Premier e non ha accettato lo Spartak, che offriva bei soldoni, perché si è dato malato (‘problemi psicologici’) mettendo il Milan in una antipatica posizione e, per non farsi mancare nulla, ha pure Raiola come agente.

Ragazzi, questo ce lo siamo levati dai coglioni e, per una volta, mi tocca dare ragione a Pasquale ‘O animale.  E speriamo che il Toro esca dall’anonimato perché siamo stufi di avere a che fare con la parte marcia di Torino ma, per ora, i Niang trovano facilmente posto al Filadelfia.

 

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