edit Piero

 

 

Anche stavolta falliamo domani!

 

 

Che poi in fin dei conti ce l’hanno insegnato proprio i cinesi che bisogna mettersi pazientemente sulla riva del fiume ad aspettare il passaggio del cadavere del tuo nemico. E così dopo aver letto un giorno sì e l’altro pure di un possibile fallimento societario del Milan per la mancanza di notizie su Yonghong Li e, soprattutto, per il debito di 300 milioni contratto col fondo Elliott al momento del closing e scadente ad ottobre 2018, e dopo aver scoperto con grande sorpresa che una operazione di rifinanziamento del debito è un segnale inequivocabile di precarissimo stato di salute di una società, ecco che nel silenzio generale, quasi alla chetichella per farla passare inosservata, passa la notizia che l’Internazionale F.C. ha ufficialmente rifinanziato il debito che aveva contratto con Goldman Sachs (residuo per circa 200 milioni) al momento del passaggio da Thohir a Suning attraverso l’emissione di un bond da 300 milioni di euro ad un tasso di circa il 4,8%. Avvisiamo i naviganti (e tra questi molti pseudo giornalisti) che emettere un bond (una obbligazione tradotto in italiano) è una operazione di debito da parte di una società, vale a dire un modo di finanziarsi alternativo rispetto al canale tradizionale delle banche (lo specifichiamo perché abbiamo dovuto anche leggere da qualche parte che attraverso l’emissione di un bond l’Inter estingueva il debito con GS e quindi la propria esposizione finanziaria). Impariamo poi che per favorire la sottoscrizione del bond sono stati fornite a garanzia pure le mutande, tra cui il marchio, i conti correnti ed i futuri premi incassati dall’Uefa. A me francamente parlando non sembra che ci sia nessuna differenza tra ciò che operativamente ha fatto (e sta facendo attraverso il rifinanziamento) il Milan è ciò che ha fatto l’Inter; operazioni identiche, addirittura simili nella scelta del mercato su cui vengono quotati i bond, e cioè Vienna (ricordiamo che la quota di debito in capo all’Ac Milan è stato contratto attraverso due bonds per un totale di 170 milioni di euro circa interamente sottoscritti da Elliott).

Con questo vogliamo forse dire che anche l’Inter sta per fallire, al pari del Milan? No, semplicemente vogliamo ribadire che certe dinamiche per società di queste dimensioni sono assolutamente normali, e non stiamo parlando solo di società di calcio. Fondi di private equity che acquistano le aziende, il ricorso al debito, il rifinanziamento, l’emissione di bond sono tutte cose all’ordine del giorno nel mondo della finanza. È indubbio che Suning sia un soggetto molto più solido rispetto a Yonghong Li, ma la sostanza è che nel modo di gestire la società i due soggetti si muovono allo stesso modo, e che tale modo è del tutto normale. Anzi, se proprio vogliamo fare la punta agli spilli, Suning nell’acquistare l’Inter non ha sborsato una cifra intorno ai 250 milioni di euro a fondo perduto, ma ha fatto una operazione di finanziamento al club che prevede la restituzione di quella cifra più il pagamento di un tasso di interesse annuale: in pratica, formalmente l’Inter ha una esposizione debitoria doppia rispetto a quella del Milan. Questo è un modo di fare tipico delle società della Premier League inglese, dove le proprietà non sono rappresentate da mecenati bensì da finanziatori del proprio club, con la differenza rispetto all’Italia che i grandi club della Premier macinano annualmente degli utili, i club italiano no.

Ma allora perché col Milan tutti ne parlano e con l’Inter tutto passa sotto silenzio o viene catalogato nell’ordine della normalità delle cose? A questa domanda dovrebbero darsi una risposta lucida tutti i tifosi milanisti che si sono colpevolmente fatti abbindolare dal terrorismo mediatico posto in essere da quei giornalisti faziosi che per motivi politici e, soprattutto, di opportunismo e leccaculaggine stanno attuando da aprile una campagna per screditare la nuova proprietà rispetto a quella vecchia. Questo ha contribuito non poco alla divisione netta in fazioni tra i tifosi, con la conseguenza che addirittura qualcuno spera che la squadra vada male per dire che avevano ragione loro. Certo, i risultati della squadra non aiutano a rasserenare l’ambiente e favoriscono chi vuole rimestare nel torbido. Ma è proprio attraverso questi confronti su come il Milan viene trattato rispetto alle sue rivali, che bisognerebbe prendere lo spunto per formare un fronte unito e compatto a sostegno di una società e di una proprietà nuova, che ha commesso degli errori ma che può sicuramente fare bene. Confondere il possibile (fino ad ora) fallimento tecnico con il fallimento societario, oltre che fare disinformazione, è qualcosa di indegno e che fa male al nostro club. Ribadiamo un concetto più volte espresso in questi spazi, e cioè che la cosa migliore è restare sempre concentrati sui fatti; ed i fatti dicono che questa proprietà e questa società ad oggi hanno tenuto fede a tutti i propri impegni, aumenti di capitale compresi. Punto. Al resto, se ce ne sarà bisogno, ci penseremo quando sarà il momento.

 

 

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